Intervista di Enrico Parola a Diego Fasolis, novembre 2018 Vivaldi

Intervista di Enrico Parola a Diego Fasolis (ottobre-novembre 2018)

1 – Si apre e si chiude con Vivaldi: qual è il suo rapporto col Prete Rosso? Penso anche al bellissimo Gloria appena ri-inciso, ai progetti internazionali con Bartoli, alle sue opere… Che visione ha della sua musica e personalmente che cosa le piace? In particolare dei brani in programma?

Questo concerto segna una svolta nella vita de “I Barocchisti” i quali tornano, dopo qualche anno di gestione RSI, a una conduzione privata, purtroppo senza il supporto della compianta fondatrice Adriana Fasolis-Brambilla. Mi trovo a dover di nuovo gestire direttamente le cose e per fare questo ho voluto avere al fianco uno degli amici della prima ora. Il nostro primo CD dedicato a Vivaldi con Maurice Steger https://www.claves.ch/products/vivaldi-concertos ha avuto grande fortuna seguito poi da un secondo volume coronato da grandissimo successo di pubblico e critica https://www.rsi.ch/la1/programmi/cultura/paganini/documentari/Backstage-Barocchisti-Steger-Vivaldi-3144514.html . Abbiamo quindi voluto inserire in programma due pilastri di questo straordinario e inarrivabile compositore.

2 – in generale l’esecuzione filologicamente informata come ha cambiato la percezione di Vivaldi (e se vuole allarghiamo anche al barocco in generale)? Penso all’appeal che sta avendo sui giovani, ai ritmi “rock” che stanno emergendo più nitidi grazie a certe interpretazioni..

Vivaldi è molto più di questo. Cecilia Bartoli ha contribuito grandemente al rilancio della sua musica operistica così come lo hanno fatto tanti gruppi per quella strumentale. Qui a Lugano abbiamo potuto unire tutti gli aspetti realizzando per case discografiche e teatri di primo piano internazionale esempi di Musica Sacra, strumentale e operistica con “Farnace”, “Orlando Furioso” e “Dorilla in Tempe” che andrà in scena nel 2019 alla Fenice di Venezia nel quadro di un progetto pluriennale per riportare nei grandi teatri veneziani l’Opera di Vivaldi.

3 – in particolare, pensa che rispetto ai “pionieri” della filologia musicale oggi ci sia anche una maggior libertà esecutiva e una certa maggior fantasia? (penso ad esempio al contributo dei latini alla cantabilità e a una certa gamma dinamica)

Ho il più grande rispetto per chi ha aperto la strada, e penso alle “Quattro Stagioni” con Alice e Nikolaus Harnoncourt, quando nessuno osava superare gli aspetti estetizzanti e “semplici” di Vivaldi per andare invece a fondo dello strepitoso messaggio formale e virtuosistico, nel senso più completo, contenuto. Ora si tratta solo di abbellire e ornare autostrade dove si circola in molti, con qualche indisciplinato, ma con pochi rischi.

4 – nel programma compaiono campioni del barocco come Corelli e Geminiani, pilastri come Sammartini: Pensa che in questi anni certi nomi siano divenuti più familiari anche al grande pubblico? Che cosa offre al pubblico, che cosa può scoprire, l’accostamento tra Vivaldi e questi nomi?

Il Barocco italiano è stracolmo di capolavori o comunque di artigianato artistico di altissima qualità. All’epoca come oggi, sono gli interpreti a dare vita e luce alla Musica. Corelli ha recuperato la fama che all’epoca aveva con la sua gigantesca orchestra a Roma. Geminiani e Sammartini ancora parzialmente attendono la diffusione che meritano.

5 – nomi come Sarro, sicuramente sconosciuto al grande pubblico, confermano l’impressione di tanti che il barocco custodisca ancora tanti tesori nascosti e anche un sottobosco che racconta di un’epoca, di uno stile e pratiche largamente diffuse: come vede questo aspetto?

Molte Città e Teatri italiani custodiscono vere perle. Sarro ha impressionato molti con le sue Opere liriche tra Napoli e Venezia.

Non era gran promotore di sé stesso all’epoca e la diffusione della sua Musica è limitato. Basti però dire che il suo “Achille in Sciro” ha inaugurato il San Carlo di Napoli e che fu il primo a musicare un testo di Metastasio, per capirne lo spessore.

6 – quali recenti esperienze l’hanno particolarmente segnata? Penso a Barbiere e il Mozart scaligero ..

Da quando ho deciso, nel 2014, di aprire il mio guscio-rifugio alla RSI e rendermi disponibile sul mercato ho avuto la sorpresa di essere immediatamente invitato dai più prestigiosi teatri del Mondo. Proprio in forza del lungo lavoro svolto nel campo della prassi esecutiva e delle esecuzioni storicamente informate. L’esperienza scaligera è giunta al terzo anno dopo due titoli händeliani con un capolavoro giovanile di Mozart e con una reazione di musicisti, di pubblico e di critica veramente straordinarie. Il Barbiere con strumenti originali è il coronamento locale di un riconoscimento internazionale che ho voluto condividere con la Città e il Paese. Gli esperti e gli amanti di Rossini parlano di una rivoluzione-rivelazione necessaria e benvenuta, la critica locale…

7 – qualcuno potrebbe obiettare: non è che la filologia oggi è un po’ una moda e si sta esagerando? Va bene Vivaldi e Bach, già Mozart..ma addirittura Rossini! Che cosa risponde?

Ogni repertorio con i propri strumenti d’epoca e con il massimo di informazioni storiche possibili sulle composizioni e sulle prassi coeve?  Non vedo come e cosa si possa obiettare. Verdi scrive nel Falstaff “senza le solite appoggiature” dando per scontato che a quel momento tutti i cantanti ne facessero uso regolare. Mozart, Beethoven, Rossini, Bellini, Verdi certamente. Le prime corde di metallo vengono applicate agli strumenti ad arco non prima di inizio ‘900. Le prime registrazioni radiofoniche presentano grandi orchestre, persino russe, senza vibrato in orchestra. Gluck indica il vibrato solo per le note a cui vuole dare particolare espressione. Lo si facesse (come si fa oggi) ovunque si perderebbero molti colori e molte emozioni. Rispondo che “chi si accontenta gode” ma chi non si accontenta gode di più.

8 – collegandoci anche al concerto sostenuto da Migros, come vede oggi il supporto di istituzioni e privati alla cultura e alla musica? Sia in Svizzera sia, data la sua esperienza, a livello europeo e internazionale (è una domanda che per me, italiano, ha sempre sfumature amare e dolorose….)

Io sono un beneficiario degli “stipendi” Migros. Anche grazie a quel sostegno di gioventù ho potuto completare gli studi negli anni ottanta. Grandi progetti culturali e musicali sono resi possibili solo da sostengo pubblico e privato. Sostengo che deve essere sotto forma di mecenatismo. Il finanziamento con richieste e la sponsorizzazione obbliga gli artisti a fornire un ritorno di immagine che oggi si ottiene sostanzialmente solo con i repertori e le cose note. Tutto questo è un grave filtro e i capolavori ancora ignoti resterebbe quindi tali.

9 – Ha in cantiere nuovi progetti? E in mente sogni magari non ancora pianificati concretamente ma che vorrebbe realizzare nelle prossime stagioni?

Sono in stretto contatto con alcune grandi istituzioni operistiche italiane per poter mettere a disposizione la mia esperienza e le mie relazioni artistiche proprio per indagare repertori ingiustamente marginalizzati. Agnese di Paer, proposta qualche anno fa a Lugano con Coro RSI e OSI, che dirigerò a Torino è il primo esempio concreto. Spero e lavoro intensamente per riportare a Lugano (ma forse anche a Bellinzona) una stagione d’Opera che il Paese merita e potrebbe apprezzare.

10 – considerando la sua attività frenetica, riesce ancora a suonare, a trovare del tempo per far musica per suo personale diletto e non per lavoro?

Tocca qui un punto dolente. Oltre all’attività concertistica ho diretto nel 2018 dieci opere e sarò assente da casa per dieci mesi. Questo toglie completamente l’aspetto intimo e privato del far musica e anche impedisce di vivere le relazioni famigliari e di amicizia con la necessaria calma e rilassatezza. Spero di convincere il mio agente, ma anche me stesso, a considerare questi aspetti essenziali. Per ora sto cercando di rifiutare un tour in Cina con la Scala…