Intervista di Davide Fersini a Diego Fasolis su Barbiere di Siviglia al LAC per la rivista CULT

Intervista di Davide Fersini a Diego Fasolis per CULT

1. Per la prima opera in scena al LAC, Diego Fasolis ha scelto di rileggere uno dei grandi capolavori di questo repertorio: Il barbiere di Siviglia. Quali motivazioni hanno portato a questa scelta?

 La mia proposta iniziale era di caratterizzare il ritorno dell'Opera in scena a Lugano valorizzando l'unicità di avere un coro e un'orchestra barocca di fama internazionale sul territorio eseguendo un'opera barocca che avesse poi uno sbocco discografico e concertistico in prestigiose sedi europee.

Avevo proposto Pastor Fido di G.F.ändel, un lavoro che lo aveva accompagnato durante tutta la vita e che aveva voluto rimaneggiare per inaugurare il suo trasferimento dal teatro reale alla nuova sua sede del teatro Covent Garden.

Opera ricca di danza con un prologo dedicato a Terpsicore, molti solisti, coro, orchestra ricca di colori.

La Città e Lugano musica preferivano però un'opera di repertorio più nota.

Ho così anche un po’ provocatoriamente indicato il Barbiere di Siviglia di Rossini, certamente tra le opere più popolari in assoluto.

L'idea è piaciuta e approfittando dell'anniversario rossiniano ci siamo buttati con comune entusiasmo. Accresciuto dal fatto che nessuna registrazione su strumenti storici è ancora sul mercato.

Lavorando con Mario Marcarini per anni referente di SONY Classical e ora direttore di Concerto-Classic assime a Casa Ricordi abbiamo scoperto che, incredibilmente, ci sono inediti ancora ineseguiti di versioni successive alla prima stesura.

 

2. Il barbiere di Siviglia è uno dei primi capolavori dell’800 ad essere stato oggetto di una revisione filologica approfondita. La prassi esecutiva tuttavia è proseguita nel solco delle letture tardo ottocentesche. Diego Fasolis affronterà il barbiere alla testa de ‘I Barocchisti’: Quale lavoro intende operare su questa partitura? Che tipo di lettura ci dobbiamo aspettare?

 

Sono reduce con i Barocchisti da una bellissima produzione gluckiana con la regia di Robert Carsen (Orfeo ed Euridice) al Théâtre des Champs Elisées a Parigi.

In questo teatro da pochi mesi vi è stata una produzione di Barbiere con strumenti storici.

Il momento è propizio e l’interesse per questo tipo di operazioni molto grande.

Avere accesso alle fonti originali è solo uno degli elementi della lettura così detta filologica.

Vi è molto lavoro sul tipo di strumenti, sulle voci, sull'approccio a informazioni collaterali e a modalità interpretative che erano scontate a inizio '800 e che oggi ancora sono poco note o neglette.

Penso anche solo all'uso delle appoggiature che erano prassi generalizzata e comune fino a Verdi e che vengono spesso inspiegabilmente tralasciate. Cercherò quindi con l'aiuto di un cast straordinario di togliere il Barbiere da qualsiasi strato polveroso o "cattiva abitudine".

 

3. Maestro Fasolis, la musica vocale ha occupato una grande parte della sua carriera; quali sono le peculiarità del canto rossiniano, che hanno reso questo repertorio un campo specialistico della vocalità?

 

Al termine della produzione operistica nobiliare e dal momento in cui i compositori sono stati costretti ad essere anche imprenditori era necessario creare immediatamente consenso e successo di pubblico.

Rossini porta questo alle estreme conseguenze e, assieme ad altri validi colleghi, propone da un lato melodie immediatamente riconoscibili e memorizzabili e dall'altro virtuosismi codificati e imprendibili per dare lustro a interpreti avvezzi a una totale libertà che si estendeva fino a portarsi propri cavalli di battaglia in ogni luogo e opera.

 

4. Proprio per la grande supremazia della vocalità, il repertorio rossiniano è stato spesso negletto dei grandi direttori - eccezion fatta forse per Abbado - Che temevano di vedere il proprio ruolo ridotto a quello di accompagnatore. Che cosa significa ‘dirigere’ Rossini per lei?

 

Non mi pongo mai un problema rispetto all'immagine che la direzione fornisce al direttore, funzione che fino a Beethoven non aveva nulla di eroico o codificato lasciando la gestione dell'orchestra a Violino di spalla e delle voci al maestro al clavicembalo o forte-piano. Le due funzioni di maestro concertatore e direttore d'orchestra erano separate e solo più avanti si sono riunite in una persona. Questo vale anche per la messa in scena che per molto tempo era affidata in ogni teatro a un impiegato del teatro. Nella nostra epoca la regia è importante e spesso sorpassa le necessità e le evidenze del testo e della musica. Con Carmelo Rifici questo non sarà un problema e vogliamo assieme creare uno spettacolo convincente e accattivante.

 

5. Maestro Fasolis, entrando più nel merito della partitura, ci sono due punti che vorrei che approfondisse per noi:

6. a) la scena della lezione. Nell’ottocento era diventata campo di esercizio per qualsiasi stravaganza vocale - da ‘La biondina in gondoeta’ fino a ‘Frühlingsstimme’. Che versione/ lettura darete di questo spassosissimo momento di teatro?

 

La quantità di varianti che Rossini scrive specificamente per interpreti di suo gradimento ci fa capire quanto vi fosse disponibilità da un lato ma anche determinazione ad abbandonare gli abusi. Stravaganze eventualmente si ma sotto il controllo del compositore. Questo faremo e abbiamo abbandonato l'idea di proporre al pubblico la versione di Bologna in cui la prima Rosina (Geltrude Righetti Giorgi) faceva l'asso piglia tutto togliendo arie e numeri strepitosi al tenore.

 

7. b) Il rondò finale del conte. Scomparso poco dopo la prima a causa della eccessiva difficoltà, negli ultimi decenni è riapparso grazie ai vocalisti moderni. Sappiamo però, che esistono altre opzioni… Che cosa ci può anticipare?

 

Proprio questo numero ci ha convinto a lasciare il ruolo integrale a Edgardo Rocha, un conte straordinario e senza pari che ha deciso di interpretare questo ruolo, sostenuto per anni con immenso successo, proprio da noi a Lugano per l’ultima volta. Registreremo poi a parte con Lucia Cirillo il ruolo “rapinato” dalla Righetti e tutte le varianti disponibili alcune completamente inedite, per avere una prima registrazione mondiale della versione di Bologna.

 

8. Maestro Fasolis, prima di salutarci puoi già anticiparci se ci sono altri progetti de ‘I barocchisti’ sull’opera dell’ottocento in caso affermativo quali autori la traggono maggiormente?

 

Il lavoro è partito con Norma di Bellini assieme a Cecilia Bartoli e certamente continuerà con altri titoli rossiniani che frequenterò prima con orchestre moderne in grandi teatri prima di codificarli in registrazioni e dischi qui alla RSI. Per il momento ho pianificato, “Cenerentola” a Liegi, “Turco in Italia” alla Scala, “Ermione” a Napoli. Parte anche un importante progetto concertistico e discografico con Ouvertures, Sinfonie, Missa Solemnis e Fidelio a festeggiare nel 2020 l’anniversario di Ludwig van Beethoven.